OGGI IN VIGORE IL REGOLAMENTO EUROPEO SULL’IA

Oggi entra in vigore il Regolamento sull’intelligenza artificiale volto a garantire che l’IA sviluppata ed utilizzata nell’UE sia affidabile ed offra garanzie per proteggere i diritti fondamentali dei cittadini. Per un mercato interno armonizzato nel ricorso all’IA nell’UE, incoraggiandone l’adozione, creando un ambiente favorevole all’innovazione e supportando i collegati investimenti.

In proposito Margrethe Vestager, Vicepresidente Esecutiva per Un’Europa pronta per l’era digitale, ha dichiarato: “L’IA ha il potenziale per cambiare il nostro modo di lavorare e vivere; e promette enormi benefici per i cittadini, la nostra società e l’economia europea. L’approccio europeo alla tecnologia mette l’interesse dei cittadini al primo posto e garantisce il rispetto dei diritti di tutti. Grazie al Regolamento sull’IA, l’UE ha compiuto un passo importante per garantire che in Europa l’adozione delle tecnologie in materia di IA sia conforme alle norme dell’UE.”

Thierry Breton, Commissario per il Mercato interno, ha aggiunto: “Oggi l’Europa compie un importante passo che assicura la leadership dell’Europa in materia di IA affidabile. Con l’entrata in vigore del regolamento sull’IA, la democrazia europea pone in atto un quadro efficace, proporzionato e all’avanguardia nel mondo riguardo all’IA, contrastando i rischi che ne possono derivare e favorendo la fioritura delle start-up europee nel settore dell’IA. “

PER APPROFONDIRE: COMUNICATO STAMPA DELLA COMMISSIONE UE 1 AGOSTO 2024 ENTRA IN VIGORE LA LEGISLAZIONE EUROPEA SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Oggi entra in vigore il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale (IA), il primo atto legislativo comprensivo sull’intelligenza artificiale al mondo. 

Il Regolamento sull’IA è concepito per garantire che l’IA sviluppata e utilizzata nell’UE sia affidabile e offra garanzie per proteggere i diritti fondamentali dei cittadini; mira ad istituire un mercato interno armonizzato per l’IA nell’UE, incoraggiandone l’adozione e creando un ambiente favorevole all’innovazione e agli investimenti.

La maggior parte delle norme della legislazione sull’IA verrà applicata a partire dal 2 agosto 2026. Tuttavia, i divieti sui sistemi di IA che si ritiene rappresentino un rischio inaccettabile si applicheranno già dopo sei mesi, mentre le norme per i cosiddetti “modelli di IA per finalità generali” si applicheranno dopo 12 mesi.

Come “ponte” durante il periodo transitorio che precederà la piena attuazione del Regolamento, la Commissione ha varato il patto per l’IA. Tale iniziativa invita gli sviluppatori di IA ad adottare volontariamente gli obblighi fondamentali del Regolamento sull’IA prima dei termini legali.

Gli Stati membri hanno ora tempo fino al 2 agosto 2025 per designare Autorità nazionali competenti che vigilino sull’applicazione delle norme relative ai sistemi di IA e svolgano attività di vigilanza del mercato. 

L’ufficio per l’IA della Commissione sarà il principale Organo di attuazione del Regolamento sull’IA a livello dell’UE, oltre a monitorare le norme per i cosiddetti modelli di IA per finalità generali.

TRANSIZIONE VERDE E CONTRASTO AL GREENWASHING: INFORMAZIONI PIU’ CORRETTE PER UN CONSUMO REALMENTE CONSAPEVOLE

Dal 27 marzo è in vigore la Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio 28 Febbraio 2024 n.2024/825/UE (che modifica le Direttive n. 2007/29/CE e n. 2022/83/UE per quanto riguarda la responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde mediante il miglioramento della tutela dalle pratiche sleali e dell’informazione), che gli Stati Membri sono tenuti a recepire entro marzo 2026.

Con la nuova Direttiva saranno meglio garantiti i diritti dei consumatori ad avere informazioni più trasparenti ed effettivamente corrette quanto a provenienza e “sostenibilità” dei prodotti offerti per l’acquisto, oltrechè sulla loro reale durevolezza e riparabilità.

 

Vera Jourova

In proposito, la Vicepresidente per i Valori e la trasparenza Věra Jourová ha dichiarato: “Responsabilizzare i consumatori per la transizione verde significa fornire ai cittadini europei gli strumenti per compiere scelte informate e impedire l’uso nel mercato unico di pratiche quali il greenwashing e l’obsolescenza precoce.”

 

Didier Reynder

Il Commissario per la Giustizia Didier Reynders ha aggiunto: “Grazie a queste nuove norme, i consumatori otterranno le risposte ai loro interrogativi, ad esempio: “il prodotto che voglio acquistare sarà davvero sostenibile? Scelgo un prodotto progettato per durare? L’asserzione ambientale fornita su questo prodotto è affidabile?” Si tratta di un’ottima notizia per chi desidera coinvolgere tutti i consumatori nella transizione verde.

Per approfondire, vai al: COMUNICATO STAMPA DELLA COMMISSIONE UE 27 MARZO 2024: Entrano in vigore le nuove norme dell’UE sulla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde

Oggi entra in vigore la nuova normativa dell’UE sulla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde

Ciò significa che prima di acquistare un prodotto i consumatori otterranno informazioni migliori e più armonizzate sulla sua durabilità e riparabilità. 

I consumatori saranno inoltre meglio informati sui loro diritti di garanzia legale. 

Inoltre, sarà vietato formulare asserzioni ambientali vaghe; il che significa che le imprese non potranno più dichiarare di essere “verdi” o “rispettose dell’ambiente” se non sono in grado di dimostrare di esserlo realmente. 

Ancora, non sarà più ammesso esporre loghi volontari inattendibili relativi alla sostenibilità. 

Saranno inoltre vietate le pratiche commerciali sleali legate all’obsolescenza precoce, come le false dichiarazioni sulla durabilità di un bene.

 Gli Stati membri dell’UE sono tenuti a recepire la Direttiva nel diritto nazionale entro martedì 27 marzo 2026. 

Le norme si applicheranno a decorrere dal 27 settembre 2026.

Maggiori informazioni sulla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde sono disponibili online.

PARITA’ DI GENERE: LA COMMISSIONE UE ESTENDE LA DURATA DEL PIANO D’AZIONE AL 2027

Durante i primi 2 anni di attuazione del nuovo piano d’azione dell’UE sulla parità di genere (GAP III), l’Unione europea ha impegnato 22,4 miliardi di € per contribuire a costruire un mondo più equo sotto il profilo della parità di genere.

L’UE ha anche sostenuto i Paesi partner e la società civile nel miglioramento della parità di genere, con risultati trasformativi, tra cui:

  • un’aumentata protezione delle donne e delle ragazze dalla violenza di genere, 
  • una più nutrita partecipazione alla vita pubblica e politica, 
  • un maggiore accesso all’istruzione, alla sanità ed alla protezione sociale ed all’emancipazione economica nell’ambito dell’approccio Team Europa.

Per consolidare questi risultati, l’UE proroga la durata del piano d’azione sulla parità di genere dal 2025 al 2027.

In proposito, l’Alto rappresentante – Vicepresidente Josep Borrell ha dichiarato: “Il GAP IIl ha svolto un ruolo cruciale nel rendere la parità di genere una priorità strategica nell’azione esterna dell’UE. Ha contribuito ad incentivare le iniziative ed i finanziamenti a favore dell’emancipazione delle donne e delle ragazze quale motore essenziale di cambiamento. Siamo consapevoli dei problemi che ci attendono e ribadiamo il nostro pieno impegno a proseguire su questa strada verso un futuro più equo e inclusivo”.

Jutta Urpilainen, Commissaria per i Partenariati internazionali ha aggiunto: Sono fiera del fatto che l’ambizioso piano d’azione dell’UE sulla parità di genere contribuisca a ridurre le disuguaglianze ed a emancipare le donne e le ragazze in tutta la loro diversità. Puntiamo a sostenere il nostro impegno politico e l’importo e l’efficacia dei finanziamenti per la parità di genere, prorogando il periodo di attuazione fino alla fine del 2027 ed allineandone la durata al quadro finanziario pluriennale dell’UE. L’UE investe in un mondo equo sotto il profilo del genere ed integra questo ambizioso obiettivo nella strategia Global Gateway”.

Per approfondire: COMUNICATO STAMPA DELLA COMMISSIONE UE 22 NOVEMBRE 2023

Parità di genere: l’UE proroga la durata del piano d’azione sulla parità di genere nell’azione esterna per consolidare i risultati conseguiti e raggiungere l’obiettivo di un mondo equo sotto il profilo della parità di genere

 Secondo quanto risulta dalla relazione intermedia comune della Commissione europea e del Servizio europeo per l’azione esterna sull’attuazione del piano d’azione dell’UE sulla parità di genere (GAP III) appena pubblicata, nel periodo 2021-2022, durante i primi anni di attuazione del GAP III, l’Unione Europea ha impegnato 22,4 miliardi di € per contribuire alla costruzione di un mondo più equo sotto il profilo della parità di genere. 

L’UE ha sostenuto i Paesi partner e la società civile nel miglioramento della parità di genere, con risultati trasformativi, tra cui un’aumentata protezione delle donne e delle ragazze dalla violenza di genere, una più nutrita partecipazione alla vita pubblica e politica, un maggiore accesso all’istruzione, alla sanità e alla protezione sociale e all’emancipazione economica nell’ambito dell’approccio Team Europa.

Al fine di consolidare questi risultati, l’UE proroga la durata del piano d’azione sulla parità di genere dal 2025 al 2027 per conseguire l’obiettivo di un mondo equo sotto il profilo della parità di genere.

TRE ANNI DEL PIANO D’AZIONE SULLA PARITÀ DI GENERE

In molte parti del mondo, i diritti delle donne e delle ragazze sono stati minacciati, ridotti o completamente eliminati, e ciò ha rappresentato un considerevole passo indietro rispetto ai significativi progressi ottenuti nel corso di decenni. 

Fin dalla sua adozione nel novembre 2020, il piano d’azione sulla parità di genere III ha pertanto messo i diritti umani e l’emancipazione, in particolare per le donne e le ragazze, in cima all’agenda di azioni esterne dell’UE, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile e con altri impegni internazionali.

La percentuale di nuove azioni esterne aventi come obiettivo principale o significativo la parità di genere è passata dal 64,71 % nel 2019, prima dell’adozione del GAP III, al 72 % nel 2022, al fine di raggiungere l’obiettivo dell’85 % entro il 2025. 

I finanziamenti dell’UE per iniziative i cui obiettivi strategici sono la parità di genere e l’emancipazione femminile sono aumentati, passando da circa 9 miliardi di € nel 2021 a 13 miliardi di € nel 2022. La strategia Global Gateway, pubblicata nel dicembre 2021, rafforzerà ulteriormente la parità di genere integrando gli obiettivi del GAP III.

Nel 2022 la parità di genere è stata all’ordine del giorno dei dialoghi politici, sulla sicurezza e/o sui diritti umani tra l’UE e circa 100 paesi partner. Con 33 di questi Paesi i dialoghi si sono concentrati esclusivamente sulla parità di genere. Inoltre, le delegazioni dell’UE hanno elaborato 131 piani di attuazione a livello nazionale che adattano il piano d’azione sulla parità di genere al contesto locale, rafforzando l’approccio Team Europa dell’UE e dei suoi Stati membri.

A livello mondiale, l’UE e i suoi Stati membri hanno collaborato a risoluzioni delle Nazioni Unite per combattere la violenza contro le donne, contribuito alla Commissione delle Nazioni unite sulla condizione femminile, incentivato la partecipazione politica e civile di donne e ragazze, potenziato il sostegno alle organizzazioni per i diritti delle donne e promosso le prospettive di genere nei processi decisionali in materia di clima e di digitale. Nel contesto degli allarmanti cambiamenti per quanto riguarda la sicurezza e i conflitti e della concorrenza per il potere a livello geopolitico, l’attuazione dell’agenda su donne, pace e sicurezza e l’impegno a integrare la prospettiva di genere nel rispondere efficacemente a tali minacce alla sicurezza sono sempre più importanti.

CONTESTO

Il piano d’azione sulla parità di genere è un’ambiziosa strategia dell’UE per contribuire agli obiettivi di sviluppo sostenibile, in particolare all’obiettivo 5, e accelerare i progressi in materia di parità di genere ed emancipazione femminile quale priorità di tutte le politiche e azioni esterne dell’UE, anche come elemento centrale della strategia “Global Gateway”. Il piano mira a responsabilizzare le donne e le ragazze in tutta la loro diversità affinché partecipino ed esercitino ruoli di leadership in condizioni di parità nella vita sociale, economica e politica e abbiano voce in capitolo in tutti i processi decisionali e in tutti gli ambiti, pubblici e privati.  

In un contesto mondiale difficile, l’UE si impegna nuovamente a perseguire gli obiettivi politici e strategici del piano d’azione sulla parità di genere e ne rafforzerà ulteriormente l’impatto estendendone la durata originariamente prevista (2021-2025) fino alla fine dell’attuale quadro finanziario pluriennale nel 2027.

L’UE continuerà a rafforzare l’integrazione della dimensione di genere, aumentando le azioni incentrate sulle questioni di genere e i relativi finanziamenti e garantendo un processo di revisione attento alle questioni di genere di tutte le iniziative Global Gateway e Team Europa. Le analisi di genere e le raccolte di dati sono essenziali per l’attuazione di politiche mirate e per il monitoraggio dei loro risultati. L’UE continuerà inoltre a intensificare gli sforzi per garantire che gli aiuti umanitari finanziati dall’UE rispondano adeguatamente alle esigenze di donne, ragazze, uomini e ragazzi.

 

PER ULTERIORI INFORMAZIONI

Relazione intermedia comune sul GAP III

Parità di genere (europa.eu).

Piano d’azione sulla parità di genere: esempi di cambiamento Piattaforma capacity4dev (europa.eu)

Forum Global Gateway: l’UE promuove l’occupazione in Tagikistan con 30 milioni di € di sostegno al bilancio (europa.eu).

L’UE e UN Women per la promozione delle coalizioni per i diritti delle donne al fine di eliminare la violenza contro le donne (europa.eu)

Vertice per la democrazia: l’UE promuove programmi fondamentali per responsabilizzare i giovani quali attori chiave della democrazia (europa.eu).

L’UE e l’America latina e i Caraibi (europa.eu).

Investire nelle giovani imprese in Africa (europa.eu)

Salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti in Africa (europa.eu).

Questioni di genere per lo sviluppo in Uganda

COMMISSIONE UE (ED EUROPEI) IN DIFESA DEL BENESSERE DEGLI ANIMALI

Secondo le indagini della Commissione UE (Eurobarometro 2023) un’ampia maggioranza di europei (l’84 %) ritiene che nel proprio Paese il benessere degli animali d’allevamento debba essere protetto meglio di quanto non lo sia attualmente. 

Ed oltre il 90 % degli Europei ritiene che le pratiche agricole e di allevamento debbano soddisfare determinati requisiti etici di base, quali: fornitura di sufficiente spazio, cibo e acqua agli animali, ambienti adatti alle loro esigenze (fango, paglia, ecc.) e garanzia di un trattamento corretto.

In proposto Stella Kyriakides, Commissaria UE per la Salute e la sicurezza alimentare ha dichiarato: “Da oltre 40 anni l’Europa si è fatta orgogliosamente promotrice di alcuni tra i più elevati standard al mondo in materia di benessere degli animali e questi sforzi rimangono per noi prioritari. Migliorare il benessere degli animali significa migliorare la salute degli animali e la qualità dei nostri prodotti alimentari. Per questo motivo stiamo lavorando per migliorare le norme dell’UE in materia di benessere degli animali, in linea con i più recenti dati scientifici ed in modo compatibile con il funzionamento del settore agricolo e zootecnico. Continueremo a sostenere standard quanto più possibile elevati, nell’UE e a livello internazionale, garantendo al contempo che nessuno sia lasciato indietro”.

La protezione del benessere degli animali è dunque essenziale per gli Europei: lo dimostrano i risultati di un’indagine Eurobarometro 2023. 

PER APPROFONDIRE: COMUNICATO STAMPA DELLA COMMISSIONE UE 19 OTTOBRE 2023 – L’EUROBAROMETRO EVIDENZIA QUANTO SIA IMPORTANTE IL BENESSERE DEGLI ANIMALI PER GLI EUROPEI

La protezione del benessere degli animali è essenziale per gli europei: lo dimostrano i risultati di un’indagine Eurobarometro pubblicati oggi. 

Da oltre 40 anni la Commissione è impegnata a favore del benessere degli animali, migliorando progressivamente il loro benessere e adottando alcune tra le più stringenti normative mondiali in materia. Questo sondaggio evidenzia l’importanza di questo tema per i cittadini di tutta l’UE.

Un’ampia maggioranza di europei (l’84 %) ritiene che nel proprio Paese il benessere degli animali d’allevamento debba essere protetto meglio di quanto non lo sia attualmente. Molto simile (83 %) la quota degli europei favorevoli a limitare il tempo di trasporto degli animali. Quasi tre quarti degli intervistati (il 74 %) sono favorevoli a una migliore protezione del benessere degli animali da compagnia nel proprio Paese.

Oltre il 90 % degli europei ritiene che le pratiche agricole e di allevamento debbano soddisfare determinati requisiti etici di base, quali: fornitura di sufficiente spazio, cibo e acqua agli animali, ambienti adatti alle loro esigenze (fango, paglia, ecc.) e garanzia di un trattamento corretto. L’indagine ha inoltre evidenziato un elevato livello di preoccupazione per il benessere degli animali nei macelli. 

Tre quarti degli intervistati hanno infatti giudicato inaccettabile la pratica di uccidere i pulcini maschi appena uscito dal guscio, ed una stragrande maggioranza è favorevole al divieto di amputare alcune parti del corpo degli animali (code, orecchie, becchi, ecc.), a meno che non sia strettamente necessario ed avvenga sotto anestesia. 

Per quanto riguarda l’allevamento di animali da pelliccia, oltre la metà degli intervistati (57 %) ritiene che dovrebbe essere rigorosamente vietato nell’UE, mentre quasi un terzo (32 %) ritiene accettabile mantenerlo solo assicurando condizioni di benessere migliori.

Per quanto riguarda le importazioni di prodotti alimentari da Paesi terzi, oltre otto europei su dieci (l’84 %) ritengono che l’attuale situazione in materia di benessere degli animali debba cambiare, applicando le norme dell’UE in materia di benessere degli animali alle importazioni di alimenti o etichettando i prodotti in base agli standard applicati in fase di produzione.

Nonostante le interviste siano state condotte nel marzo 2023, quando i prezzi dei prodotti alimentari erano già molto elevati a causa dell’inflazione, il 60 % degli intervistati ha dichiarato di essere disposti a pagare di più per prodotti provenienti da sistemi di allevamento rispettosi del benessere degli animali. 

Circa un quarto (il 26 %) degli europei sarebbe pronto a pagare fino al 5 % in più per alimenti rispettosi del benessere degli animali.

CONTESTO

Il sondaggio speciale Eurobarometro (533) è stato condotto tra il 2 e il 26 marzo 2023. Sono stati intervistati in totale 26 376 partecipanti dei 27 Stati membri dell’UE e di diversi gruppi sociali e demografici. La metodologia utilizzata era costituita da interviste individuali svolte presso l’abitazione delle persone o sull’uscio di casa, nella lingua nazionale, ad eccezione di Malta, Cechia, Danimarca e Finlandia, dove alcune interviste sono state condotte mediante intervista online assistita da computer.

La strategia “dal produttore al consumatore” è al centro del Green Deal europeo e ha l’obiettivo di rendere i sistemi alimentari più equi, sani e rispettosi dell’ambiente. Il miglioramento delle norme dell’UE in materia di benessere degli animali è un elemento importante di tale strategia. 

La Commissione ha lavorato intensamente a una revisione della legislazione dell’UE in materia di benessere degli animali, in modo da tener conto delle esigenze di tutti i portatori di interessi lungo la catena di approvvigionamento. 

La proposta sulla protezione degli animali durante il trasporto, una delle quattro componenti della legislazione, è la più avanzata e sarà presentata nel dicembre 2023.

Nel 2021 la Commissione ha inoltre risposto positivamente all’iniziativa dei cittadini europei “End the Cage Age” (Basta animali in gabbia). L’iniziativa invitava a vietare l’uso di gabbie per l’allevamento di una serie di specie di animali nei sistemi di allevamento intensivo.

Per ulteriori informazioni: Eurobarometro

6 FEBBRAIO: GIORNATA INTERNAZIONALE TOLLERANZA 0 MGF (MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI)

Le mutilazioni genitali femminili, come definite dall’OMS – Organizzazione mondiale della sanità comprendono tutte le pratiche che comportano la rimozione parziale o totale degli organi genitali esterni femminili ed altre pratiche lesive di tali organi non
dovute a motivi medici.

Si stima che:

  • in ben 17 Paesi europei 190 000 bambine e ragazze rischiano di subire mutilazioni genitali e che, nel nostro continente,
  • 600 000 donne sono costrette a viverne le conseguenze,
  • annualmente almeno 20 000 donne e bambine arrivano in Europa come richiedenti asilo da Paesi in cui vi è il rischio di mutilazioni genitali femminili; pratica che viene inflitta a bambine e ragazze, dalla prima infanzia all’età di 15 anni, giustificandola erroneamente con motivazioni culturali o sociali.

Le mutilazioni genitali femminili costituiscono una forma di violenza contro le donne e le bambine che comporta gravi conseguenze fisiche e psicologiche permanenti.
La Commissione europea continua nel suo impegno attivo favorendo nuovi interventi volti a mettere fine a tale inaccettabile pratica, entro il 2030 (i.e. Obiettivo di sviluppo sostenibile 5.3).

PER APPROFONDIRE VAI AL COMUNICATO STAMPA DELLA COMMISSIONE UE 3 FEBBRAIO 2023: GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA TOLLERANZA ZERO CONTRO LE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI; LA COMMISSIONE ESORTA A PORRE FINE A QUESTO CRIMINE CHE VIOLA I DIRITTI UMANI

Il 6 febbraio 2023, in occasione della Giornata internazionale della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili:

  • l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza/Vicepresidente della Commissione, Josep Borrell
  • la Vicepresidente per i Valori e la trasparenza, Věra Jourová
  • la Vicepresidente per la Demografia e la democrazia, Dubravka Šuica
  • la Commissaria per l’Uguaglianza, Helena Dalli, e 
  • la Commissaria per i Partenariati internazionali, Jutta Urpilainen,

hanno ribadito il fermo impegno dell’UE a sradicare in tutto il mondo la pratica delle mutilazioni genitali femminili e hanno rilasciato la seguente dichiarazione congiunta: 

“Le mutilazioni genitali femminili sono una violazione dei diritti umani e una forma di violenza contro le donne, le ragazze e le bambine. Non comportano benefici per la salute e causano danni permanenti alle donne, alle ragazze e alle bambine. Nel mondo sono oltre 200 milioni le persone colpite, di cui, secondo le stime, 600 000 vivono in Europa. Dobbiamo agire con determinazione per innescare il cambiamento e sradicare questa pratica se vogliamo conseguire l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili prevista dagli obiettivi di sviluppo sostenibile (obiettivo 5.3) entro il 2030. Trasformare le norme sociali e di genere collaborando con uomini e ragazzi è fondamentale per porre fine alle mutilazioni genitali femminili. Dal 2016 l’UE sostiene il programma congiunto UNFPA-UNICEF per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili con 18,5 milioni di €, creando 1 758 coalizioni di uomini e ragazzi. Lo scorso anno la Commissione ha proposto norme a livello dell’UE per combattere la violenza contro le donne, che comprenderanno l’obbligo di perseguire penalmente le mutilazioni genitali femminili in tutta l’UE. Quest’anno presenteremo anche una raccomandazione su come prevenire le pratiche dannose nei confronti delle donne, delle ragazze e delle bambine. Spesso le mutilazioni genitali femminili non vengono praticate nell’UE, ma per eseguirle bambine e ragazze sono portate in un Paese terzo. A partire da marzo, la polizia e le guardie di frontiera saranno allertate quando hanno a che fare con una persona a rischio di violenza di genere, comprese le mutilazioni genitali femminili, grazie al potenziamento del sistema d’informazione Schengen. Quest’anno celebriamo il 75º anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani: è giunto il momento che le donne, le ragazze e le bambine siano libere dalla violenza una volta per tutte. È nostra responsabilità tutelare il loro diritto alla sicurezza e all’autonomia fisica. Occorre mettere fine alle mutilazioni genitali femminili.” 

CONTESTO

Le mutilazioni genitali femminili, quali definite dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), comprendono tutte le pratiche che comportano la rimozione parziale o totale degli organi genitali esterni femminili o altre pratiche lesive di tali organi non dovute a motivi medici. 

Le stime ci dicono che in ben 17 paesi europei 190 000 bambine e ragazze rischiano di subire mutilazioni genitali e che, nel nostro continente, 600 000 donne sono costrette a viverne le conseguenze. Ogni anno almeno 20 000 donne e bambine arrivano in Europa come richiedenti asilo da Paesi in cui vi è il rischio di mutilazioni genitali femminili. Questa pratica viene inflitta a bambine e ragazze, dalla prima infanzia all’età di 15 anni, giustificandola erroneamente con motivazioni culturali o sociali. 

Le mutilazioni genitali femminili costituiscono una forma di violenza contro le donne e le bambine che comporta gravi conseguenze fisiche e psicologiche permanenti.

La Commissione europea è fortemente determinata a porre fine a tutte le forme di violenza di genere in linea con le politiche dell’Unione in materia di uguaglianza. Questo impegno è illustrato:

In linea con queste politiche e con il nostro impegno a porre fine alle mutilazioni genitali femminili in Europa e nel mondo, sosteniamo con le superstiti, le famiglie e le comunità colpite, gli esperti e i responsabili politici e cooperiamo con loro.

La convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica prevede l’obbligo di perseguire penalmente le mutilazioni genitali femminili. La convenzione è stata firmata da tutti gli Stati membri dell’UE ed è stata finora ratificata da 21 di essi. 

La Commissione ha collaborato con il Consiglio per l’adesione dell’UE alla convenzione e ribadisce il suo impegno in tal senso.

L’8 marzo 2022 la Commissione ha presetato una nuova proposta mirante a prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica e nel 2023 adotterà una raccomandazione specifica sulla prevenzione delle pratiche lesive, comprese le mutilazioni genitali femminili, la quale dovrebbe includere un sostegno e una protezione specializzati supplementari per le vittime.

Il programma Cittadini, uguaglianza, diritti e valori (CERV) offre finanziamenti per progetti volti a contrastare la violenza di genere, comprese le mutilazioni genitali femminili. 

Nell’ambito dell’invito a presentare proposte DAPHNE del 2022, sono stati selezionati dieci progetti a cui sono stati assegnati 5,6 milioni di € per affrontare questioni quali la prevenzione dei matrimoni infantili nella comunità Rom in Bulgaria, spazi sicuri per donne e ragazze migranti per condividere le loro esperienze in Lussemburgo e, più in generale, coinvolgere i giovani nella prevenzione delle mutilazioni genitali femminili in Europa.

Al più tardi a partire dal 7 marzo le Autorità nazionali potranno contare sul nuovo sistema d’informazione Schengen, che fornirà loro una nuova categoria di allerta per prevenire gli spostamenti di potenziali vittime identificate, proteggendo le donne e le bambine vulnerabili che rischiano di diventare vittime di violenza di genere, comprese le mutilazioni genitali femminili.

Anche la Convenzione delle Nazioni Unite del 1989 sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, di cui tutti gli Stati membri dell’UE sono parti contraenti, condanna la violenza contro i minori, comprese le mutilazioni genitali femminili. 

Nel 2021 la Commissione ha presentato una strategia globale dell’UE sui diritti dei minori che contiene azioni concrete e raccomandazioni per porre fine alla violenza sui minori, comprese le mutilazioni genitali femminili.

Nel contesto dell’azione esterna e della cooperazione allo sviluppo, l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili continua a essere un’azione chiave del piano d’azione dell’UE per i diritti umani e la democrazia 2020-2024 e del piano d’azione dell’UE sulla parità di genere 2021-2025. 

Un’azione che si traduce in dialoghi politici e interventi concreti, ad esempio mediante il sostegno al programma globale congiunto UNFPA/UNICEF per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili, all’iniziativa Team Europa sulla salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti in Africa e al programma regionale per l’Africa dell’iniziativa Spotlight che ha destinato 7,5 milioni di € alla lotta contro questa pratica in 17 Paesi partner. 

Nonostante le restrizioni imposte durante la pandemia di COVID-19, circa 650 000 donne e ragazze hanno potuto usufruire di servizi di contrasto alla violenza di genere, tra cui un sostegno alla prevenzione delle pratiche lesive. L’UE sostiene inoltre progetti che affrontano il problema delle mutilazioni genitali femminili a livello nazionale tramite lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR). In Somalia, ad esempio, l’UE incoraggia l’autonomia delle Organizzazioni della società civile in azioni di pressione e sensibilizzazione a favore dell’adozione di politiche miranti a contrastare le mutilazioni genitali femminili, mentre in Sudan appoggia la riforma legislativa per l’eliminazione di tale pratica nelle comunità rurali.

Dal 2016 l’UE sostiene inoltre il programma congiunto UNFPA/UNICEF per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili con un contributo totale di 18,5 milioni di €. L’UE cerca di trasformare le norme sociali e di genere collaborando con uomini e ragazzi, il che è fondamentale per porre fine alle mutilazioni genitali femminili. Fino al 2021 il programma aveva istituito 1 758 coalizioni di uomini e ragazzi per sostenere attivamente l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili nelle loro famiglie e comunità.

Il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo presentato dalla Commissione nel settembre 2020 intende inoltre rafforzare le garanzie di tutela a disposizione delle persone con esigenze particolari e garantire l’ammissibilità alla protezione internazionale per donne e ragazze che temono di essere perseguitate o rischiano di subire mutilazioni genitali femminili.

Per ulteriori informazioni: