Da Dicembre 2014 è in vigore nel nostro Ordinamento, il nuovo Codice Deontologico Forense.
Le sue disposizioni integrano quelle già di cui alla Nuova Legge professionale forense (i.e. L. 31.12.2012 n.247), regolamentando “a tutto tondo” gli aspetti principali della professione, che il legale è tenuto a conoscere e ad osservare nell’agire quotidiano.
Già “riveduto e corretto” più volte in passato, nei 17 anni successivi alla sua prima edizione con la sua ri- edizione integrale, il nuovo Codice Deontologico – peraltro per la prima volta pubblicato anche in Gazzetta Ufficiale (i.e. GURI 16.10.2014 n. 241) – si pone in un’ottica fortemente innovativa. Perché la c.d. “disciplina domestica”, è ora a tutti gli effetti legge.
Sul piano strutturale e di articolato, non mancano novità.
Per la riscrittura del Codice si è scelto di “tipizzare” negli specifici articoli di “parte speciale” i canoni comportamentali attesi dal Professionista, con espressa enunciazione della sanzione edittale applicabile, in caso di inosservanza e/o violazione.
In difetto di una specifica regola da seguire codificata espressamente nel Codice, il legale dovrà orientare il proprio comportamento, in base al principio affermatosi per “prassi disciplinare”; secondo cui “il vuoto normativo” dovrà essere riempito con richiamo alle disposizioni di principio generale della parte generale del Codice (in particolare artt. 1- 22) ovvero avendo riguardo alle pronunce della Corte di Cassazione e del CNF in sede disciplinare, oltre ai pareri specificatamente emessi dall’Istituzione Forense in materia, dal 1997 in poi.
Con il nuovo anno, la potestà disciplinare non è più in capo ai Consigli dell’Ordine, ai quali tuttavia è riservata ancora la funzione di “filtro iniziale”, rispetto ad esposti o informative afferenti asseriti comportamenti scorretti del Professionista; in merito ai quali, ove fondati, da gennaio 2015 sono chiamati a pronunciarsi in sede disciplinare, i nuovi Consigli Distrettuali di Disciplina Forense.
Avverso alle decisioni di primo grado, resta in ogni caso ferma la competenza “in appello” del CNF.
Per il corretto operare del Professionista nell’esercizio dell’attività professione e nell’interazione con il Cliente e con tutti i principali Stakeholders dello Studio, oggi più che mai si richiede una approfondita conoscenza dei principi e delle regole di deontologia, anche di derivazione europea ed in raccordo alle regole di legge professionale forense. Regole che sempre più direttamente entrano nell’agire quotidiano del Professionista e nella relazione con i suoi più diretti interlocutori; con forte impatto sull’operatività generale di Studio.