PREVENTIVAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI

L’attenzione ai rischi è un tema particolarmente attuale negli ultimi anni. Si collega, per tradizione, all’antica cultura della prevenzione applicata oggi alle accresciute velocità ed interdipendenze dei temi della digitalizzazione, dell’organizzazione manageriale,  della compliance, della comunicazione esterna anche sul web, dell’e –commerce, del posizionamento, della reputazione aziendale, di Studio e personale.

Tematiche che, in tutti i settori merceologici e per tutti gli ambiti del business rendono necessaria una vera e propria “cultura (o forma mentis) del rischio”.  Il risk based approach è peraltro uno dei cardini dei modelli organizzativi fondati sui requisiti delle norme ISO.

TRANSIZIONE MODELLO ORGANIZZATIVO DA ISO 9000:2008 A ISO 9001:2015

Nel settembre scorso è stata pubblicata l’ed. 2015 della norma UNI EN ISO 9001:2008 (Sistemi di gestione per la qualità – requisiti) che rappresenta lo standard più riconosciuto al mondo per lo sviluppo di modelli di efficienza, consentendo alle Organizzazioni di qualsiasi natura, dimensione e tipo di dotarsi di un modello di management efficiente (il SGQ) e di conseguire la “certificazione di qualità”.

La nuova ISO 9001 ha efficacia sostitutiva della precedente ed. 2008; sì che gli Studi legali che abbiano adottato un modello organizzativo secondo le sue disposizioni e siano  ev. oggi certificati ISO 9001:2008, dovranno adeguarsi alla nuova ed. 2015. Pena, in difetto di ciò, di avere un Sistema di Gestione per la Qualità “non conforme” e superato, ed anche di rischiare il ritiro della conseguita certificazione.

La nuova norma ISO ed i suoi requisiti adottano una visione di lungo periodo (resterà in vigore fino al 2025) e, tra le varie novità importanti, supportano lo Studio nella pianificazione strategica, nella “consapevolezza organizzativa”, nella gestione attenta dei fornitori esterni e nel controllo dei processi in outsurcing, nella valutazione e gestione dei rischi organizzativi, finanziari, tecnici ed operativi, in chiave preventiva.

Affrontare la transizione del proprio SGQ di Studio dalla vecchia norma tecnica all’ attuale ISO 9001:2015 significa cogliere l’occasione per rivedere a tutto tondo il proprio modello organizzativo; per renderlo più attuale, efficace e conforme alle nuove sfide del mercato.

studi legali al testi Uni

COACHING NUOVA DEONTOLOGIA FORENSE

Da Dicembre 2014 è in vigore nel nostro Ordinamento, il nuovo Codice Deontologico Forense.

Le sue disposizioni integrano quelle già di cui alla Nuova Legge professionale forense (i.e. L. 31.12.2012 n.247), regolamentando  “a tutto tondo” gli aspetti principali della professione, che il legale è tenuto a conoscere e ad osservare nell’agire quotidiano.

Già “riveduto e corretto” più volte in passato, nei 17 anni successivi alla sua prima edizione con la sua ri- edizione integrale, il nuovo Codice Deontologico – peraltro per la prima volta pubblicato anche in Gazzetta Ufficiale (i.e. GURI 16.10.2014 n. 241) –  si pone in un’ottica fortemente innovativa. Perché la c.d. “disciplina domestica”, è ora a tutti gli effetti legge.

Sul piano strutturale e di articolato, non mancano novità.

Per la riscrittura del Codice si è scelto di  “tipizzare” negli specifici articoli di “parte speciale” i canoni comportamentali attesi dal Professionista, con espressa enunciazione della sanzione edittale applicabile, in caso di inosservanza e/o violazione.

In difetto di una specifica regola da seguire codificata espressamente nel Codice, il legale dovrà orientare il proprio comportamento, in base al principio affermatosi per “prassi disciplinare”;  secondo cui “il vuoto normativo” dovrà essere riempito con richiamo alle disposizioni di principio generale della parte generale del Codice (in particolare artt. 1- 22) ovvero avendo riguardo alle pronunce della Corte di Cassazione e del CNF in sede disciplinar, oltre ai pareri specificatamente emessi dall’Istituzione Forense in materia, dal 1997 in poi.

Con il nuovo anno, la potestà disciplinare non è più in capo ai Consigli dell’Ordine, ai quali tuttavia è riservata ancora la funzione di “filtro iniziale”, rispetto ad esposti o informative afferenti asseriti comportamenti scorretti del Professionista; in merito ai quali, ove fondati, da gennaio 2015 sono chiamati a pronunciarsi in sede disciplinare, i nuovi Consigli Distrettuali di Disciplina Forense.

Avverso alle decisioni di primo grado, resta in ogni caso ferma la competenza “in appello” del CNF.

Per il corretto operare del Professionista nell’esercizio dell’attività professione e nell’interazione con il Cliente e con tutti i principali Stakeholders dello Studio, oggi più che mai si richiede una approfondita conoscenza dei principi e delle regole di deontologia, anche di derivazione europea ed in raccordo alle regole di legge professionale forense. Le quali sempre più direttamente entrano nell’agire quotidiano del Professionista con i suoi più diretti interlocutori con forte impatto sull’operatività generale di Studio.

Italia Oggi 7 Sezione Affari Legali

Customer satisfaction

L’ espressione inglese “customer satisfaction”, indica l’insieme di tecniche e comportamenti da adottare per massimizzare la soddisfazione della clientela, in un’ottica di fidelizzazione.

A tal fine il TQM (Total Quality Managemet) insegna alle imprese come all’Organizzazione di servizi ed agli Studi l’importanza di effettuare il periodico monitoraggio della soddisfazione del Cliente. Ossia di adottare strumenti e metodi utili a misurare, ad intervalli pianificati e con una certa periodicità  “se e come” l’Organizzazione sia in grado di gestire, nel rapporto con il Cliente, i diversi momenti della “qualità rilevante”.

Una corretta indagine della soddisfazione del Cliente, non solo fornisce dati ed informazioni importanti per misurare in modo tangibile la “performance” dell’Organizzazione; del pari è utile per ottenere spunti e suggerimenti di miglioramento, direttamente dal Cliente.

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Autovalutazione & Qualità

L’ autovalutazione è il processo di valutazione della performance dell’organizzazione, effettuata su base spontanea ed autonoma o diversamente con l’affiancamento di un esperto, allo scopo di migliorare le proprie modalità decisionali e gestionali, in parallelo al miglioramento qualitativo della propria attività.

Anche nota come autoanalisi, l’autovalutazione è parte del più ampio processo di analisi preliminare all’avvio di percorsi di riorganizzazione interna; per fotografare lo “status quo” esistente (punti di forza; punti di debolezza e criticità) verso il perseguimento di più ambiziosi obiettivi prestazionali futuri (opportunità di miglioramento/ capacità di prevenire e contrastare rischi e minacce).

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Project management

Il Project management è una tecnica nota in ambiente manufatturiero, utile alla gestione di progetti complessi ed articolati.

Le sue fasi principali, utili anche all’Organizzazione di servizi o allo Studio che voglia affrontare, in affiancamento ad un esperto della materia un progetto di re- engeeniring dei suoi metodi e processi organizzativi, consistono essenzialmente in:

1. ideazione del progetto;
2. pianificazione delle attività;
3. sviluppo ed implementazione;
4. controllo (dell’andamento) delle attività di progetto sviluppate ed implementate;
5. valutazione dei risultati (analisi degli “scostamenti tra quanto ideato e quanto effettivamente implementato);
6. miglioramento.

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Modelli organizzativi

Sviluppare una metodologia operativa per il corretto adempimento delle attività organizzative e di sviluppo del lavoro, con modalità predefinite e programmate contribuisce al miglioramento dell”efficacia e della “prestazionalità” dell’intera Organizzazione.

La norma tecnica ed internazionale UNI EN ISO 9001:2015, già UNI EN ISO 2001:2008 (Sistemi di Gestione Qualità – Requisiti) rappresenta lo standard più riconosciuto al mondo per lo sviluppo di modelli di efficienza organizzativa.

Le sue disposizioni hanno valenza universale e consentono alle Società di servizi ed agli Studi di ottimizzare le prassi operativo – gestionali esistenti e di realizzare un modello organizzativo efficiente e competitivo.

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Sistemi di Gestione Qualità

Rilasciata da un organismo indipendente, la certificazione di qualità attesta che il Sistema di Gestione Qualità di una Organizzazione (ossia il suo modello organizzativo) e’ “conforme” alla norma tecnica ed internazionale UNI EN ISO 9001:2015, già UNI EN ISO 2001:2008 (Sistema di gestione per la qualità – Requisiti) di riferimento, che rappresenta lo standard più riconosciuto al mondo per lo sviluppo di modelli di efficienza operativo gestionale.

Tale certificazione rappresenta un elemento non solo qualificante, ma anche distintivo, il cui reale valore aggiunto è rappresentato dal fatto che per il suo conseguimento, l’Organizzazione ha svolto su base volontaria un’accurata analisi introspettiva; in termini di “risk management ” e per individuare i propri punti deboli sul piano metodologico e porre in essere le opportune attività di miglioramento gestionale; dotandosi di un modello organizzativo conforme allo standard internazionale e tecnico, su misura, efficiente e competitivo.

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Compliance normativa

Lo sviluppo applicativo in Studio delle discipline strumentali all’esercizio della professione (organizzazione, sistemi informativi, marketing) non può dirsi compiutamente realizzato, là ove si prescinda dalle prescrizioni di deontologia e legge professionale applicabili.

Il modello organizzativo e gestionale di Studio è peraltro efficiente e completo solo se e nella misura in cui esso risulti integrato con la gestione del rischio.

Nella sua strutturazione, tale modello necessita quindi di essere conforme anche alle prescrizioni di normativa cogente applicabili (salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, privacy, antiriciclaggio, 231/2001, ambiente).

Per la nuova norma tecnica ed internazionale UNI EN ISO 9001:2015 le regole di deontologia, legge professionale, normativa cogente sono uno dei requisiti imprescindibili per la progettazione e sviluppo del Sistema Qualità di Studio.

Antiriciclaggio

Coaching reti di impresa

Il contratto di rete è l’accordo mediante il quale più imprenditori si impegnano a collaborare per la realizzazione di un programma comune che realizzi obiettivi strategici condivisi, per accrescere individualmente e/o collettivamente la propria capacità innovativa  e/o la competitività sul mercato.

Introdotto nel nostro ordinamento dalla L. n. 33/2009, il nuovo istituto rientra nella fattispecie del contratto unilaterale con comunione di scopo. 

Pensato esclusivamente per i soggetti che corrispondono alla nozione di imprenditore (art. 2082 c.c.)  il contratto di rete si distingue dalle altre forme di collaborazione imprenditoriale in quanto la rete funge da elemento di coordinamento/interazione tra le PMI ad essa partecipanti, mentre l’assunzione delle scelte strategiche permane in capo a ciascuna impresa separatamente – salvo eventualmente essere demandata ad un organo comune -, ancorché in funzione del perseguimento degli obiettivi perseguiti, di cui al contratto che le vincola in rete.

Per un coaching in materia  si veda il link.

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